Brasiliani in WWII

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Brasiliani in WWII

Messaggio da 72sq_SilVal »

In genere non è informazione molto nota, ma anche il Brasile ha partecipato, con una piccola aliquota di forze terrestri ed aeree, alle operazioni di riconquista dell'Italia e liberazione dalle forze nazi-fasciste, che vennero compiute dalle forze alleate durante il secondo conflitto mondiale, negli anni 1944/45.

In particolare agì sul nostro suolo ( basata più o meno dalle mie parti, visto che la base era a Tarquinia...... :) ) il Primo gruppo di aviazione da caccia Brasiliano, che aveva come motto "Senta a Pua" ( senza paura).

Ecco un pò di informazioni circa le sue azioni belliche.

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II 1° Grupo de Aviacion de Caza
La componente aerea delle forze brasiliane operanti in Italia durante la Ila G.M. era essenzialmente rappresentata dal 1 Grupo de Aviacion de Caza inquadrato nel 350'h Fighter Group dell'USAAF.
Costituito il 18 dicembre 1943, il comando dell'unità venne affidato al Maggiore Pilota Nero Moura (vedi foto).
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Tra il 3 gennaio e il 18 marzo 1944 il personale del reparto venne inviato a Panama e in Florida per una prima fase di familiarizzazione ed addestramento con il materiale in dotazione all'USAAF.
Durante tale periodo ciascuno dei piloti effettuò 60 ore di volo su Curtiss P-40. Altre 110 ore di volo sullo stesso tipo di caccia servirono in seguito per preparare il Gruppo all'impiego operativo.

Alla fine di giugno del 1944 l'unità si trasferì nella base USAAF di Suffolk (Long Island) per il passaggio sul cacciabombardiere Republic P-47 THUNDERBOLT.
Il 6 ottobre 1944 il personale del 1 ° Grupo de Caza, che si era imbarcato sul piroscafo COLOMBIA a Newport il 10 settembre, raggiunse il porto di Livorno e quindi la base di Tarquinia dove ricevette il materiale di volo.
Su questo campo il reparto venne incorporato nel 350'h Fighter Group dell'USAAF, interamente equipaggiato con il P-47 THUNDERBOLT, andando ad affiancarsi al 345° F.S., al 346° F.S. e al 347° F.S.

II 31 ottobre 1944 il 1° Grupo de Caza iniziava le operazioni belliche e il 6 novembre si doveva registrare la prima perdita (il 2° Teniente Cordeiro e Silva abbattuto dalla contraerea nei pressi di Bologna). II 4 dicembre 1944 l'unità brasiliana, unitamente a tutti gli altri 3 squadron del 350° F.G., venne trasferita sull'aeroporto di Pisa S. Giusto dove rimase fino alla fine delle ostilità.

Complessivamente i 48 piloti del 1 ° Grupo hanno effettuato 2.546 missioni belliche per 5.465 ore di volo lanciando 4.442 bombe e sparando 1.180.200 colpi da 12,7 mm.
Ad essi va attribuita, tra l'altro, la distruzione di:

2 aerei (+ 9 danneggiati),
1.304 automezzi (+ 686 danneggiati),
13 locomotive (+ 92 danneggiate),
250 vagoni ferroviari (+ 835 danneggiati),
8 carri armati (+ 13 danneggiati),
25 ponti ferroviari e stradali (+ 51 danneggiati),
412 interruzioni stradali e ferroviarie,
85 postazioni d'artiglieria (+ 15 danneggiate),
31 depositi di munizioni e carburante (+ 15 danneggiati).

Tra le tante azioni effettuate, da ricordare l'appoggio ai reparti della FEB il 20 febbraio 1945 durante la battaglia per la conquista di Monte Castello.

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Articolo tratto da :

R.I.D. Febbraio 2004
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Messaggio da 72sq_KOS »

eh i brasileri!

molti non sanno che ci sono stati pure loro in Italia o che hanno partecipato attivamente alla WW2.

articolo interessante comunque, grazie Silvio!
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1SMV_Mako
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Messaggio da 1SMV_Mako »

Sono contento che abbiate citato questo pezzo di storia poco conosciuta.

Ho libri ed articoli brasiliani su questo argomento.

Una mia bella esperienza è stata assistere a San Paolo ad un convegno su questo argomento, con la partecipazione dell'ufficiale di collegamento americano che coordinava le azioni della squadriglia brasiliana con il comando americano.

Ha descritto azioni di combattimento con grande vividezza (prevalentemente attacco al suolo con i P47, quindi ha descritto molto bene la paura dell'inferno di flak che si scatenava).

Ha descritto, commuovendosi e commuovendo l'uditorio, la perdita di suoi cari amici brasiliani.

Ha descritto le rocambolesche avventure di piloti brasiliani che, abbattuti, si sono lanciati sul territorio della RSI.
Praticamente tutti i civili che incontravano, istintivamente li aiutavano, ed infine venivano passati nelle mani di organizzazioni della Resistenza che facevano in modo di fargli attraversare le linee sull'Appennino e tornare alle loro unità (prima a Tarquinia, ma dopo soprattutto a Pisa).

Storia vissuta. Gente vera.
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Messaggio da 72sq_SilVal »

Ciao Mako,
benvenuto nel nostro forum!
Sono contento che abbiate citato questo pezzo di storia poco conosciuta.
In effetti ci sono molti aspetti della Seconda Guerra Mondiale che non sono stati particolarmente approfonditi, mentre riservano molti motivi di interesse, visto che spesso ci hanno riguardato da vicino, come ad esempio proprio l'intervento delle forze Brasiliane alle Operazioni svolte in Italia.

Una mia bella esperienza è stata assistere a San Paolo ad un convegno su questo argomento.......
Certamente dev'essere stato emozionante assistere agli interventi di chi in quelle situazioni ci si è trovato realmente, ed è un peccato che da noi si parli poco di questi avvenimenti.
Sul sito a carattere storico che frequento abitualmente, è stata pubblicata tempo fa la recensione di un testo dedicato alle operazioni aeree del gruppo da caccia Brasiliano; forse è uno dei tuoi testi:

www.icsm.it/libri/2gmitalia.html

( il libro si trova in fondo all'elenco, ed è il primo dei testi in lingua straniera)
Senta a Pua! di Rui Moreira Lima, Editora Itatiaia Limitada, Istituto Històrico-Cultural da Aeronautica, Belo Horizonte, 2a Ed. 1989, pp.465, s.i.p., lingua portoghese recensito da Giuseppe Finizio.

Ho inoltre trovato due filmati interessanti su Youtube, dedicati alle operazioni aeree del 1° gruppo caccia:

[youtube][/youtube]

[youtube][/youtube]
Ultima modifica di 72sq_SilVal il sab ago 09, 2008 3:05 pm, modificato 2 volte in totale.
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Messaggio da 72sq_SilVal »

Per quanto riguarda le operazioni terrestri del corpo di spedizioni brasiliano in Italia, ecco un interessante articolo che ne parla, tratto sempre da R.I.D.

( tra l'altro, piccola considerazione personale, le forze brasiliane operarono in zone nelle quali si trovò anche mio nonno materno, che faceva parte della 210a Divisone di Fanteria Italiana, una delle prime ad essere ricostituite dopo l'8 Settembre, aggregata in seguito alla Va armata USA)

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Il Corpo di Spedizione Brasiliano sul fronte italiano durante la IIa G.M.

Di Nello Bozzini

Un evento pressoché ignorato dalla storiografia italiana è l'intervento militare del Brasile durante la Seconda Guerra Mondiale a fianco degli Alleati con un Corpo di Spedizione denominato FEB (Forca Expedicionaira Brasileira) che operò sul territorio italiano tra il 16 luglio 1944 e il 2 maggio 1945, suddiviso in 3 divisioni, comprendenti complessivamente 25.000 uomini e una piccola forza aerea; del suddetto contingente solo 15.000 Brasiliani presero parte attiva ai combattimenti.
Era la prima volta che il Brasile inviava Forze Armate terrestri in Europa (1).
(1) Nella la Guerra Mondiale, in seguito all'affondamento del piroscafo PARANA', il Brasile, il 26 novembre 1917, aveva dichiarato guerra alla Germania; si era comunque limitato ad inviare in Europa solo alcune missioni sanitarie ed una modesta forza aerea.



La dichiarazione di guerra

Inizialmente, quando nel settembre 1939 scoppiò il secondo conflitto mondiale, il Brasile si proclamò neutrale, in linea con le decisioni prese durante la Conferenza di Panama degli stati americani. Nel successivo vertice interamericano di Panama fu firmata un'altra dichiarazione secondo cui ogni azione di guerra diretta contro uno stato del Nuovo Continente da parte di una potenza estranea al Continente stesso sarebbe stata ritenuta un'aggressione contro gli stati firmatari della suddetta dichiarazione.
Di conseguenza l'attacco giapponese contro la base americana di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 indusse il Brasile a rompere le relazioni diplomatiche con l'Italia, la Germania e il Giappone nel gennaio 1942. II 22 agosto successivo il Brasile dichiarò guerra all'Italia e alla Germania per protesta contro l'affondamento di alcune navi mercantili ad opera di sommergili dell'Asse.

La FEB sulla Linea Gotica

Nel gennaio 1943 il Presidente del Brasile, Getulio Vargas, decise l'invio in Italia (2) di un'aliquota di forze nazionali in appoggio alla V Armata statunitense del Gen. Mark W. Clark.

(2) Su questo intervento non mancarono anche motivazioni politico-economiche: il Brasile necessitava infatti di un saldo allineamento con gli USA per ottenere l'aiuto economico per il proprio sviluppo industriale secondo le direttive del "Novo Estato" preconizzate dal Presidente Vargas.

La prima parte di tale contingente (FEB) sbarcò a Napoli il 16 luglio 1944 al comando del Gen. Joao Baptista Mascarenhas de Moraes.
Al suo esordio la FEB si schierò presso la Linea Gotica: era l'inizio dell'autunno del 1944 e il suo Quartier Generale fu posto a Pistoia, alle dipendenze del Generale dell'US Army Willis Crittemberg, Comandante del IV Corpo d'Armata, parte integrante della V Armata americana.

Modeste furono le forze della FEB impegnate inizialmente in azioni belliche in Versilia, Alpi Apuane e Garfagnana: un reggimento brasiliano, al comando del Generale Zanobio, occupò i comuni di Camaiore, Pescaglia e Massarosa: queste azioni rientravano nell'Operazione OLIVA che prevedeva l'occupazione dei primi avamposti della Linea Gotica.
Successivamente, nell'ottobre 1944, aliquote della FEB avanzarono di 22 km lungo la valle del fiume Serchio e, sostenute dal poderoso appoggio aereo e d'artiglieria statunitense, occuparono i centri di Barga, Fornaci e Gallicano nell'Appennino lucchese.

Queste prime azioni furono effettuate senza difficoltà e talora eseguite in funzione subordinata, ausiliaria e d'appoggio alle forze USA dato che, come confermato dagli ufficiali di collegamento americani, la maggioranza dei soldati brasiliani non era ancora preparata ad affrontare una guerra complessa come quella cui erano stati chiamati a combattere: molti non erano abituati alla montagna e il loro addestramento non era consono alla situazione ambientale in cui dovevano agire.

La conquista di Monte Castello

Nel novembre del 1944 la FEB fu dislocata di fronte al crinale dell'Appennino bolognese e modenese occupato dalla 232a sul territorio italiano Divisione tedesca: i Brasiliani alla loro destra avevano la 6a Divisione Blindata sudafricana e il XII Corpo d'Armata inglese integrati nell'Vllla Armata britannica; alla loro sinistra erano dislocati il IV e il II Corpo d'Armata statunitense della Va Armata americana.
Pochi reparti della FEB rimasero momentaneamente in Garfagnana a fronteggiare i reparti del LI Corpo d'Armata tedesco e nel tardo gennaio 1945 si trovarono di fronte anche i bersaglieri della Divisione ITALIA appartenente alla RSI dislocata in Garfagnana (3).

(3) La Divisione Bersaglieri ITALIA era stata costituita il 25 novembre 1943 a Heuberg (Baviera) con pochi soldati provenienti dai campi di internamento tedeschi. Successivamente completò il suo organico con le reclute giunte dall'Italia grazie alla leva bandita dalla RSI. Nel dicembre del 1944, dopo aver terminato l'addestramento in Germania, la divisione fu trasferita in Italia e si posizionò sulla Linea Gotica a fianco dei Tedeschi in Garfagnana. All'inizio era costituita da 3 reggimenti con 430 ufficiali e 15.000 bersaglieri; questo numero diminuì progressivamente a causa di varie diserzioni.

Lo spostamento dei reggimenti della FEB dall'Appennino lucchese a quello emiliano fu effettuato anche per sostituire quelle forze statunitensi che nell'agosto 1944 erano state prelevate per essere impiegate nello sbarco in Provenza, fra Tolone e Cannes (Operazione ANVIL DRAGOON), successivo allo sbarco in Normandia.
Con la nuova dislocazione la FEB, che inizialmente aveva una funzione ausiliaria, diventò in prima linea una delle forze d'urto della Va Armata americana, riuscendo a superare con tenacia gli iniziali seri problemi di addestramento e di ambientamento al rigido clima invernale, inconsueto per i Brasiliani: ogni difficoltà fu pertanto superata come fu accertato dalle varie ispezioni eseguite dal Maresciallo inglese Alexander e dal Generale statunitense Crittenberg nei rigidi mesi di gennaio e febbraio 1945.
Alla sola FEB fu quindi affidato il compito di conquistare il Monte Castello (m 877), munito caposaldo della Linea Gotica dominante l'alta valle del Reno sul crinale dell'Appennino bolognese: questo caposaldo aveva resistito a vari precedenti assalti delle truppe alleate (4)

(4)Il 23 novembre e il 12 dicembre 1944 due assalti dei Brasiliani, non ancora adeguatamente addestrati, erano stati respinti dai Tedeschi.


mentre la conquista dell'attiguo Monte Belvedere e delle vette circostanti fu affidata alla 10a Divisione da Montagna statunitense comandata dal Generale George Hays (5).

(5) Questa divisione da montagna era l'unica Grande Unità alpina statunitense inviata in Europa; era in prevalenza costituita da studenti universitari esperti sciatori e rocciatori, appassionati scalatori già addestrati nelle Montagne Rocciose del Colorado. Negli archivi di guerra e nei rapporti tedeschi i componenti di questa divisione sono descritti come "soldati scelti" e "fisicamente superiori". L'unità ebbe un migliaio di caduti e 279 decorazioni.

L'attacco a Monte Castello da parte delle truppe brasiliane fu diretto dal comandante della FEB, Gen. Mascarenhas, che pose il suo Quartier Generale in località Gabelle, 4 km a sud del caposaldo da conquistare.
Il giorno precedente l'attacco brasiliano si era svolta vittoriosamente l'azione della 10a Divisione da Montagna statunitense per la conquista del Monte Belvedere, situato ad est di Monte Castello.

L'assalto brasiliano scattò alle ore 05.30 del rigido mattino del 21 febbraio 1945; l'impresa della FEB era ardua poiché aveva come avversaria un'aliquota della 232a Divisione di Fanteria tedesca comandata dall'esperto Gen. Eckart von Gablenz, noto per essere arrivato nel 1941 con la sua avanguardia sino a soli 41 km da Mosca. Anche i difensori di Monte Castello erano prevalentemente reduci dal fronte russo con una lunga esperienza di guerra.

La cima del monte era inoltre difesa da diversi campi minati in cui prevaleva il modello Schu, caratterizzato dal fatto di avere il tritolo contenuto in un involucro di legno per sfuggire all'individuazione dei cercamine; sul pendio erano poi presenti numerose postazioni di mortai e di mitragliatrici.


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Sopra: il Generale Mascarenhas de Moraes (al centro), Comandante in Capo del Corpo di Spedizione Brasiliano in Italia, circondato da alcuni alti ufficiali del suo Stato Maggiore. La FEB disponeva di 25.000 uomini.

Sotto: gli itinerari percorsi dalla FEB durante l'attacco a monte Castello e dalla 103 Divisione da Montagna dell'US Army verso il crinale del monte Belvedere.

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L'attacco brasiliano fu comunque preceduto da un intenso, violento e preciso cannoneggiamento d'artiglieria che, diretto dal Gen. Corderio de Faria, sconvolse in buona parte le difese tedesche mediante una pioggia di 4.000 granate.
Intervennero in appoggio anche gli aerei brasiliani del 1° Grupo de Aviacion de Caza equipaggiato di cacciabombardieri P-47 THUNDERBOLT con bombe dirompenti da 500 libbre (225 kg) e bombe incendiarie al fosforo bianco.
Questi velivoli, di recentissima costruzione, con il loro volume di fuoco (l'armamento fisso era costituito da ben 8 mitragliatrici Browning da 12,7 mm) contribuirono a mettere in crisi le difese tedesche.

Terminata l'opera di ammorbidimento delle difese germaniche, i Sudamericani, con costante determinazione, iniziarono ad inerpicarsi sui pendii del Monte Castello: fu un'avanzata lenta e sanguinosa a causa della tenace resistenza opposta dai Tedeschi che, dalle postazioni difensive rimaste intatte, effettuavano un preciso fuoco d'interdizione. Numerose furono le perdite da ambo le parti: un terzo dei caduti brasiliani nella Campagna d'Italia è da attribuire proprio a questa operazione.
Le postazioni germaniche caddero comunque ad una ad una finché, verso mezzogiorno, gli ultimi difensori tedeschi arroccati sulla cima del monte alzarono bandiera bianca. La loro resa fu accolta dal Sottotenente Miguel Pereira sventolando la bandiera brasiliana.

La conquista di Monte Castello diventerà una delle pagine più gloriose dell'Esercito Brasiliano durante la Seconda Guerra Mondiale: fu infatti tra le maggiori operazioni condotte in piena autonomia ed eseguite in prima linea, non in funzione sussidiaria, ma come forza d'urto della Va Armata Americana.

Dopo la caduta di Monte Castello e delle altre alture del crinale dell'Appennino bolognese i Tedeschi si ritirarono più a nord, su una nuova linea difensiva, nell'Appennino modenese, provvista di nuovi capisaldi, fra i quali il paese di Montese (situato ad una quota di 841 m); il comando alleato affidò pertanto alla FEB la conquista di questa località e delle alture circostanti, e cioè: quota 927 m (Monte Buffone), quota 919 m (Montello) e quota 888 m (Monte della Croce), nel contesto di un'offensiva primaverile che avrebbe aperto definitivamente la strada verso la Pianura Padana, con lo sfondamento di tutta la Linea Gotica.

La battaglia di Montese (14-18 aprile 1945)

Dopo la conquista di Monte Castello il fronte si fermò: cadde nel frattempo molta neve e l'attività bellica si limitò ad azioni di perlustrazione, spesso in collaborazione con i partigiani che conoscevano perfettamente le zone; erano garibaldini della Divisione ARMANDO e i seguenti partigiani della Divisione BOLOGNA: gli azionisti della Brigata GIUSTIZIA e LIBERTA' comandati dal Capitano in SPE Pietro Pandiani e i socialisti della Brigata MATTEOTTI sotto la guida del Capitano in SPE Toni Giuriolo (Medaglia d'Oro al V.M.).



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Il Comandante della V Armata americana Gen. M. Clark in compagnia del Gen. Mascarenhas de Moraes, Comandante della FAB.
(Foto: Archivio W. Bellini, Montese)

Nell'aprile 1945, con i primi disgeli primaverili, si delineò il piano del Comando Generale alleato finalizzato allo sfondamento di tutta la Linea Gotica e all'occupazione dell'Italia settentrionale.
Ai Sudamericani fu pertanto affidato immediatamente il compito di occupare Montese e le alture circostanti, di notevole importanza strategica: con queste operazioni i Brasiliani avrebbero coperto alla loro destra l'avanzata della 10a Divisione da Montagna USA verso la Pianura Padana.
A questa missione furono destinati 3 battaglioni: il 1° e il 3° dell'11' Reggimento (Colonnello Delmiro Pereira de Andrade) e il 2° del 1' Reggimento (Colonnello Aguinaldo Caiado de Castro) appartenenti in prevalenza alla 1a Divisione della FEB; era di riserva il 2° Battaglione dell'I l' Reggimento. L'attacco iniziò il 14 aprile 1945, alle ore 13.30, preceduto da un intenso fuoco di artiglieria che smantellò diversi apprestamenti del nemico.
Le operazioni erano dirette personalmente dal Generale Mascarenhas che aveva posto il suo osservatorio nella località di Sassomolare.

Durissima fu l'opposizione dei Tedeschi della 114a Jagerdivision (comandata dal Generale austriaco H. Strahammer) rinforzata da elementi delle divisioni tedesche 65a e 94a: erano in posizioni dominanti e annidati in capisaldi protetti da campi minati e da postazioni di mortai e mitragliatrici.
I Brasiliani, consapevoli ed orgogliosi della fiducia loro accordata dal Comando Alleato, avanzarono comunque verso Montese con determinazione, protetti da cortine fumogene di una compagnia di mortai statunitensi che impiegava munizionamento nebbiogeno. Alle ore 15.00 il Tenente Iporan Nunes de Oliveira entrò nel paese alla testa del 1° Battaglione dell'11' Reggimento; seguirono combattimenti casa per casa, con numerosi corpo a corpo per l'accanita resistenza germanica.

I Brasiliani furono talora costretti ad usare anche i lanciafiamme.
Solo a notte fonda Montese fu completamente in mano brasiliana e il Gen. Mascarenhas vi fece il suo ingresso: 107 furono i Tedeschi catturati e i Brasiliani accusarono 11 caduti e 118 feriti.
I Sudamericani occuparono anche alcuni capisaldi circostanti, e cioè le quote Paravento, Possessione e Sereto ma, a causa della resistenza tedesca, non poterono conquistare anche gli altri tre capisaldi la cui occupazione era prevista dal piano d'attacco: Monte della Croce, l'altura di Montello e la cima di Monte Buffone, dove erano posizionate le artiglierie che cannoneggiarono il centro di Montese sino al 18 aprile 1945, riducendo a un cumulo di rovine un paese già danneggiato da precedenti bombardamenti aerei e terrestri (6).

(6) Montese fu uno dei centri più devastati della Linea Gotica: le case distrutte furono 833 su 1.121. Alcuni cronisti americani definirono questa zona appenninica come una seconda Cassino.

Così, per la durata di 4 giorni dopo la conquista di Montese, ci fu una situazione di stallo; i Sudamericani presenti nella zona furono bersagliati da un pesante fuoco di mortai e di cannoni, che provocarono varie perdite, facendo inoltre temere un contrattacco germanico.
Questa situazione fu sbloccata solo il 18 aprile quando il IV Corpo d'Armata USA sfondò definitivamente il fronte centrale della Linea Gotica ad est dello schieramento brasiliano.
I Tedeschi, che resistevano a nord di Montese, si ritirarono per non essere aggirati sul fianco (7).

(7) Una copia dell'ordine di ripiegamento del Gen. H. Strahammer del 18 aprile 1945 è depositata presso il Bundesarchiv Militararchiv di Friburgo.

A questo punto cessò ogni pressione sui Sudamericani, che si organizzarono per procedere verso la Pianura Padana sostituendo contemporaneamente con forze fresche i reparti più logorati durante la battaglia di Montese.
Nel corso dei 5 giorni in cui si svolse la battaglia, secondo fonti ufficiali brasiliane, gli uomini della FEB catturarono 453 Tedeschi e subirono 426 perdite: 34 morti, 382 feriti e 10 dispersi.

L'avanzata dei Brasiliani in Vai Padana: la sacca di Fornovo (Parma)
(21 aprile-2 maggio 1945)


II 21 aprile 1945 la FEB riceve l'ordine di tallonare il nemico in ritirata nella Val Padana orientale e, unitamente agli Alleati, di non dargli tregua per impedirgli di costituire un'eventuale linea difensiva a nord del Po. Pertanto i Brasiliani, dopo aver occupato Zocca (758 m), entrano in Val Padana e, neutralizzando numerosi centri di resistenza tedeschi, proseguono verso ovest attraverso la pianura modenese e reggiana sino a raggiungere la zona a sud di Parma, dove ebbero, dal 26 al 28 aprile 1945, nelle località di Collecchio e Medesano, aspri scontri con le truppe italiane della Divisione Bersaglieri ITALIA della RSI, comandata del Generale Mario Carloni e contro le truppe tedesche della 148a Divisione di Fanteria, comandata dal Generale Otto Fretter Pico.

Queste formazioni, già sfiduciate, dai ranghi ridotti e con grave penuria di mezzi motorizzati, provenivano dalla Garfagnana e dalla Liguria: dopo aver superato il Passo della Cisa erano dirette a nord, verso il Po, continuamente sottoposte ad attacchi da parte delle brigate partigiane delle Divisioni VAL CENO e CISA al comando del Generale in SPE F. Cipriani.

La sorte dei reparti italo-tedeschi fu segnata allorché reparti scelti del 6° e dell'119° Reggimento della 1a Divisione della FEB comandati dal Maggiore Cordeiro Oest, con un'abile manovra a tenaglia e dopo un aspro combattimento, li accerchiarono chiudendoli in una sacca in località Fornovo (Parma); a questo punto i comandanti italo-germanici decisero di arrendersi anche in considerazione del fatto che tutte le località a nord e a sud del Po erano in mano anglo-americana e che un'ulteriore resistenza avrebbe comportato un inutile spreco di vite umane.

Nelle giornate del 29 e 30 aprile 1945 si svolsero le complesse operazioni di resa: il Generale tedesco Otto Fretter Pico si presentò al Comando delle truppe brasiliane con la bandiera bianca, accompagnato da 31 ufficiali dello Stato Maggiore della 148a Divisione di Fanteria. Con lui si arrese pure il Generale Mario Carloni, accompagnato dal suo Capo di Stato Maggiore, Antonio Bertone, dopo aver provveduto a distruggere le bandiere dei reggimenti della sua Divisione Bersaglieri ITALIA affinché non cadessero in mano al nemico.

Nella sacca di Fornovo furono complessivamente catturati 14.800 uomini fra Italiani e Germanici.
I primi, cui fu riconosciuto lo status di regolari prigionieri di guerra, furono trasferiti nel campo di concentramento di Scandicci (Firenze) e successivamente liberati (Acta dell'Istituto Storico della RSI, Cicogna, anno XVII, n2 1, pag.9).
Più a nord altre truppe della FEB proseguirono lungo la Via Emilia in direzione di Parma e Piacenza; quindi diressero per Alessandria e Susa, raggiungendo le Alpi Cozie ove si congiunsero reparti gollisti provenienti dalla Francia liberata.

II 2 maggio 1945 i Brasiliani ricevettero l'ordine dal Comando della V Armata americana di sospendere le ostilità. La FEB festeggiò solennemente la vittoria I'11 maggio nella città di Alessandria, divenuta sede del suo Quartier Generale, con una messa solenne in cattedrale e 21 colpi di cannone.

La notizia della vittoria fu festosamente accolta in Brasile la cui stampa era stata quotidianamente informata sull'andamento delle operazioni da un nutrito gruppo di corrispondenti di guerra, sempre in prima linea.
Come bilancio conclusivo di tutti i 239 giorni di guerra, i Brasiliani accusarono 465 morti, 2.722 feriti, 16 dispersi e 35 prigionieri; catturarono 20.573 Te deschi, fra cui 2 generali e 892 ufficiali.

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I caduti brasiliani riposano ora nel Monumento Nacional Dos Mortos da Segunda Guerra Mundial, che si trova sulla spiaggia del Flamenco a Rio de Janeiro.

In Italia sono ricordati in località Candeglia, 4 km a nord-est di Pistoia, dove è stato costruito nel 1966 un monumento al Milite Ignoto Brasiliano le cui spoglie (riesumate solennemente a Montese nello stesso anno) riposano entro un altare sormontato da una fiamma perenne.
Un secondo monumento ai caduti brasiliani si trova nel comune di Gaggio Montano sull'Appennino bolognese, paese che fu anche la sede, nel dicembre 1945, del Quartier Generale delle forze sudamericane.

Conclusione

Se in Italia fu pressoché ignorato dalla storiografia ufficiale, in Brasile l'intervento militare a fianco degli Alleati ebbe notevole risonanza dato che, in tutta la storia della nazione, la spedizione della FEB fu l'unica impresa militare condotta in Europa con forze terrestri. A ricordo di questo evento le date del 21 febbraio (conquista di Monte Castello) e del 14 aprile (conquista di Montese) sono state dichiarate giorni di festa nazionale. Nelle accademie militari e nelle scuole sono ampiamente studiate le operazioni condotte dalla FEB in Italia e i reduci hanno effettuato e tuttora effettuano periodici pellegrinaggi nelle località dove hanno combattuto.
In varie città e paesi strade e piazze sono spesso intitolate a Montese, Monte Castello e Fornovo, mentre rigorosa e sistematica è la storiografia brasiliana sulla FEB: i relativi libri sono presenti pure nelle biblioteche delle numerose associazioni dei reduci.
Occorre anche far presente che il comportamento dei militari brasiliani durante il conflitto fu sempre impeccabile: reciprocamente ottimi furono infatti i rapporti con la popolazione civile di cui i componenti della FEB si preoccuparono sempre di alleviare le dolorose conseguenze della guerra;
il positivo ricordo lasciato dai Sudamericani riaffiora pure nelle calorose accoglienze che essi ricevono dai civili e dalle autorità italiane durante i pellegrinaggi nelle località dove combatterono.

Anche verso i nemici il loro comportamento fu sempre improntato al massimo rispetto delle convenzioni internazionali: in nessun documento militare germanico si trova un riferimento negativo riguardante la condotta della FEB. Per quanto concerne infine un giudizio ponderato sull'apporto militare, è doveroso affermare che, dopo aver superato gli iniziali gravi problemi di addestramento, equipaggiamento e ambientamento, i Brasiliani si comportarono di fronte al nemico con tenacia e dignità, anche se non sempre conseguirono tutti gli obiettivi previsti nei tempi prefissati.
E' quindi da condividere quanto è riportato in un loro libro dai due corrispondenti di guerra brasiliani Thassilo Mitke e Joel Silveira: " II nostro soldato non era forse "o melhor do mundo", ma in generale si comportò bene e dimostrò capacità di adattamento.
Non fummo noi a decidere la guerra, ma contribuimmo, anche se modestamente, alla vittoria".

Pertanto la nostra memoria storica non può ignorare - come sinora è pressoché avvenuto - il contributo modesto, ma non mediocre, che i soldati brasiliani hanno dato alla nostra libertà.

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1SMV_Mako
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Messaggio da 1SMV_Mako »

Veramente complimenti! Dettagliatissime ricostruzioni, posso aggiungere ben poco!!
(il libro brasiliano è quello che ho io, ma un'edizione diversa).

Solo un paio di cosette, una macro ed una micro.

Macro: politica e strategia internazionale.
È vero che il Brasile aveva firmato un trattato con gli altri paesi Americani (ossia gli USA, che naturalmente dettavano legge), ma in realtà Getulio Vargas non aveva nessuna voglia di applicarlo.
Il suo era sostanzialmente un governo di destra, simpatizzante per il fascismo italiano, anche in ragione della fortissima ed affermatissima presenza italiana nel Paese.
Il Brasile subiva però forti pressioni dagli USA. Finché non trovò il compromesso di concedere l'utilizzo delle basi del Nord Est del Brasile.
Sembrava che le cose potessero funzionare, ed il Brasile quindi ottenere i vantaggi economici senza colpo ferire (o sparare).
Ma. ironia della sorte, FURONO PROPRIO GLI ITALIANI A TIRARE IN GUERRA IL BRASILE!!
Il comando atlantico dei sommergibili tedeschi si riservò la caccia al naviglio del Nord Atlantico (prevalentemente statunitense e britannico), ed assegnò alla flottiglia italiana la caccia nel sud atlantico, ed in particolare lungo le coste sudamericane.
Durante il 1942 i sommergibili italiani affondarono molti mercantili brasiliani, ed anche navi con civili a bordo.
Il movimento d'opinione in Brasile fu fortissimo, Il governo di G. Vargas traballava, gli italiani rischiavano linciaggi per la strada.
E alla fine per Vargas fu d'obbligo entrare in guerra.

Micro: comportamento dei brasiliani in Italia.
In una ricostruzione delle vicende della FEB fatta da studiosi italiani si conferma quello che hai scritto tu, e tra l'altro si fa riferimento ad un fatto particolare che cerco di sintetizzare brevemente.
Una formazione brasiliana, negli ultimi giorni di guerra in Italia, scortava soldati della Monterosa (RSI) che si erano arresi.
Passando per un paese, la gente del posto scese in strada con intenzioni molto ostili, armata di forconi e anche qualcos'altro, nei confronti dei prigionieri (sembra avessero riconosciuto alcuni ufficiali che avevano comandato repressioni).
La gente era tanta, i brasiliani, seppure armati, non molti. I prigionieri se la stavano vedendo brutta.
Alla fine l'ufficiale brasiliano ordinò alla truppa di prendere tutte le proprie razioni, cibo e acqua, e distribuirlo ai prigionieri di fronte a tutta la popolazione inferocita, come gesto di esempio.
Questo atto placò le acque, riportando un clima di umanità in un conflitto che tanta ferocia aveva visto.

Poi ho visto l'intervista di un soldato brasiliano che raccontava della terrificante miseria e fame della popolazione italiana che incontrava, e di come lui e i suoi commilitoni facessero il possibile per portare un po' di sollievo.

Beh, insomma, si sono fatti valere, sotto molti punti di vista.
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72sq_SilVal
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Messaggio da 72sq_SilVal »

tra l'altro si fa riferimento ad un fatto particolare che cerco di sintetizzare brevemente........
Molto interessante questo episodio, che mostra chiaramente la lucidità che, truppe che erano state coinvolte in combattimenti cruenti e violentissimi sul fronte italiano, riuscirono a mantenere in alcune occasioni.

Ciò fa evidentemente onore ai soldati brasiliani, che, in questo episodio, hanno portato un pò di umanità in un conflitto che in alcuni casi ne aveva perso tuti i connotati.

:salut:
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